Nei primi giorni di vita il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno, ma già alla dimissione dall’ospedale la percentuale scende al 77% per poi crollare al 31% a 4 mesi e soltanto il 10% delle mamme continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita. Sono alcuni dei dati contenuti in una nota elaborata dalla Società italiana di neonatologia (Sin) in occasione della Settimana Mondiale dell'Allattamento Materno, che si è chiusa il 7 ottobre.
“La promozione dell’allattamento deve essere un percorso virtuoso, che inizia in ospedale ma che poi prosegue, con aspetti sociali e culturali rilevanti”, ha affermato il neo presidente della Società Italiana di Neonatologia, Prof. Fabio Mosca.
Completo dal punto di vista nutrizionale, il latte materno è il latte che costa meno, se non proprio nulla, alla famiglia, con un impatto ambientale minimo. Protegge il neonato da molte patologie dell’età pediatrica, quali le infezioni gastrointestinali e respiratorie, e gli assicura una vita più sana, non solo nell’infanzia ma anche in età adulta, contribuendo a prevenire molte malattie degenerative e cardiovascolari.
Inoltre l’allattamento materno riduce il numero di morti improvvise del lattante, le cosiddette morti in culla, addirittura del 73%. Ma allattare al seno fa bene anche alla mamma, che sarà meno soggetta ad emorragie e a depressione nel periodo del post-partum, al cancro del seno e dell’ovaio in seguito.
Fondamentale per tutti i neonati. L’alimentazione con latte materno diventa ancora più preziosa per i nati pretermine. “Nei neonati prematuri – spiega Mosca - il latte materno è indispensabile non solo come nutriente ma anche come prima difesa immunitaria”.
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