Se la mamma è ansiosa in gravidanza o nei primi anni dopo la nascita del bambino, quest'ultimo una volta diventato adolescente ha un rischio raddoppiato di iperattività. Lo rileva una ricerca guidata da Blanca Bolea, prima all'Università di Bristol e ora a quella di Toronto, presentato al congresso dello European College of Neuropsychopharmacology a Copenaghen.
La ricerca ha preso in esame i dati di circa 3mila bambini nell'ambito di uno studio denominato Alspac, Avon Longitudinal Study of Parents and Children, che permette di tracciare i cambiamenti di salute nel tempo. I ricercatori hanno classificato i livelli di ansia delle madri in bassi, medi o alti.
Hanno quindi verificato come i bambini si sono esibiti nei test di attenzione, scoprendo che non vi era alcuna differenza tra i figli di mamme ansiose e di quelle che lo erano meno a otto anni e mezzo, ma che invece nell'adolescenza, a 16 anni, c'era una differenza significativa nei sintomi di iperattività. In media, un bambino di una madre che aveva manifestato un'ansia moderata o alta aveva un rischio di circa il doppio di andarvi incontro, mentre il legame con altri sintomi del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (Adhd) era più tenue, meno marcato.
«È un'associazione, quindi non possiamo affermare al 100% che i sintomi dell'ansia in gravidanza e nella prima infanzia causino successiva iperattività - spiega Bolea - possono entrare in gioco altri effetti genetici, biologici o ambientali. E non siamo neppure sicuri del perché ciò possa accadere. Potrebbe essere che i bambini rispondano all'ansia percepita nella madre, o che qualche effetto biologico che causa questo, ad esempio gli ormoni dello stress nella placenta che hanno un effetto su un cervello in via di sviluppo. L'Adhd è una malattia controversa e non sembra esserci un'unica causa, anche se sappiamo che può essere ereditaria. Questo lavoro mostra che l'ansia materna è un fattore collegato all'Adhd, ma c'è bisogno di ulteriori ricerche per confermare questa e altre cause».
La ricerca ha preso in esame i dati di circa 3mila bambini nell'ambito di uno studio denominato Alspac, Avon Longitudinal Study of Parents and Children, che permette di tracciare i cambiamenti di salute nel tempo. I ricercatori hanno classificato i livelli di ansia delle madri in bassi, medi o alti.
Hanno quindi verificato come i bambini si sono esibiti nei test di attenzione, scoprendo che non vi era alcuna differenza tra i figli di mamme ansiose e di quelle che lo erano meno a otto anni e mezzo, ma che invece nell'adolescenza, a 16 anni, c'era una differenza significativa nei sintomi di iperattività. In media, un bambino di una madre che aveva manifestato un'ansia moderata o alta aveva un rischio di circa il doppio di andarvi incontro, mentre il legame con altri sintomi del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (Adhd) era più tenue, meno marcato.
«È un'associazione, quindi non possiamo affermare al 100% che i sintomi dell'ansia in gravidanza e nella prima infanzia causino successiva iperattività - spiega Bolea - possono entrare in gioco altri effetti genetici, biologici o ambientali. E non siamo neppure sicuri del perché ciò possa accadere. Potrebbe essere che i bambini rispondano all'ansia percepita nella madre, o che qualche effetto biologico che causa questo, ad esempio gli ormoni dello stress nella placenta che hanno un effetto su un cervello in via di sviluppo. L'Adhd è una malattia controversa e non sembra esserci un'unica causa, anche se sappiamo che può essere ereditaria. Questo lavoro mostra che l'ansia materna è un fattore collegato all'Adhd, ma c'è bisogno di ulteriori ricerche per confermare questa e altre cause».
https://www.federfarma.it/Edicola/Filodiretto/VediNotizia.aspx?id=20004&titolo=I-figli-di-mamme-ansiose-piu-soggetti-a-iperattivita
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